La Danza
Il tango nasce come danza creata dal popolo per trovare un’identità e superare le difficoltà dell’integrazione, per sentirsi parte di una nazione. Diventa ben presto un ballo amato anche dai ricchi che inizialmente ne criticavano l’eccessiva disinvoltura. Nessuno riesce a sfuggire al richiamo della nuova danza, perché la danza è imitazione. Si dice danza di società, ma si intende danza di una certa società. “Quante cose ci sono in un minuetto!” Scrivevano nel settecento a proposito degli intrighi di corte, le famose relazioni pericolose perfezionate durante quei passi conversati. Più tardi altri videro nelle frenetiche piroette del valzer addirittura i riflessi dello spaesamento determinato dal congresso di Vienna. Per non parlare dell’innocua Furlana delle nostre parti o delle infinite forme che il folclore assume nelle diverse latitudini. La danza sociale dunque non solo rappresenta una società, ma ne ribadisce l’ordine delle gerarchie. Quando invece comparve il tango platense fu subito chiaro che quello che irrompeva nella storia non era un corpo sociale, ma il corpo soggettivo ed individuale, fatto di carne, sangue desiderio. Dopo una prima fase dominata dalla sensualità, una specie di sorpresa di trovarsi abbracciati senza mediazioni, il tango si è via via sviluppato in una miriade di stili, posizioni figure e passi, ovvero in tutto repertorio di variazioni sul tema dell’abbraccio. Il corpo dell’uomo della donna, uniti, esprimono la necessità dell’abbraccio, la necessità di non rimanere soli, di scappare dai venti di guerra, dalla schiavitù, dalla miseria e dal dolore, dell’impotenza a cambiare il proprio destino. Nessun altro ballo al mondo ci tocca tanto in profondità quanto il tango; ci basta vederlo ballare bene, con sincerità, una sola volta, per accorgerci che i ballerini hanno il nostro volto e che quelle figure sono in realtà le millenarie movenze della coppia umana.
Ragioni del successo planetario del tango forse sono tutte qui, in questa sua capacità di far vibrare le corde più intime del nostro cuore.
Per ballarlo non abbiamo bisogno di un corpo specializzato: il tango ci accetta come siamo. In questo ballo troviamo un’integrazione profonda di diversi fattori: culture, stili di ballo, ritmi che riescono a dare luogo ad un processo originale, che a sua volta produrrà intorno a sé altri fenomeni più o meno importanti, più o meno vasti come musica, letteratura, cultura. Possiamo cercare di analizzare il tango partendo dal 1907, anno presunto delle prime vere esibizioni e ripercorrerne le tappe che hanno determinato la sua evoluzione, fino a farlo diventare un vero proprio fenomeno culturale. Il ritmo del tango è fortemente cadenzato, ha una melodia che è più spinta o meno spinta nello stesso brano, non uniforme, ciò comporta un’accelerazione e decelerazione dei passi, in armonia con la musica. Le coreografie hanno dovuto tener conto, fin dall’inizio, della particolare struttura ritmica di questo ballo. Ciò spiega perché il tango si è subito prestato a tante interpretazioni personali e perché, anche quando è stato codificato, ha dato origine a molte figure di varia lunghezza con caratteri stilistici diversificati.
La posizione della coppia: cavaliere e dama sono abbracciati strettamente, in modo tale che la dama potesse percepire movimenti anche improvvisati del partner, i bruschi cambi di direzione e farsi guidare senza problemi. La donna nel tango era chiamata seguidora: doveva saper seguire il cavaliere con leggerezza, eleganza e perizia.
La vera sensualità di questo ballo consisteva, non tanto negli abbracci e negli intrecci delle gambe, come i benpensanti credevano; ma nell’intesa immediata, nella complicità totale e maliziosa, intuitiva ed istintiva, che nel silenzio si stabiliva fra i partners: una specie di intimità senza parole, una compenetrazione molto più profonda del semplice contatto fisico. Capitava di notare un uomo e una donna, che anche senza essersi mai visti prima, riuscivano a formare una coppia perfetta di ballerini già alla prima prova. Uno dei luoghi comuni da sfatare riguardo il tango è quello che lo definisce “maschilista”; con molta probabilità i primi tanghi venivano ballati tra uomini, come testimoniano molte fotografie d’epoca, ciò era dovuto al fatto che di donne ce n’erano poche e che quasi nessuna era disposta a ballare con degli sconosciuti.
Si può dire che il tango è nato tra uomini e inizialmente ballato da uomini ma quegli stessi uomini non avrebbero rifiutato una presenza femminile in mezzo a loro. La regola che la donna, invece che l’uomo, deve indietreggiare, può essere interpretata come “maschilista”, ma solo da chi non ha mai visto più coppie ballare assieme il tango.
Infine la presunta passività della donna nel ballo; ella si fa sì guidare dall’uomo, ma questo avviene anche negli altri balli, la donna è tutt’altro che passiva: deve ascoltare i segnali dell’uomo, comprenderli, interpretarli, non deve certo essere trasportata dall’uomo ma avere una propria autonomia. Il ruolo della donna è fondamentale dunque, pari a quello dell’uomo, è vero infatti che se la donna non fosse importante per la dinamica della copia, non ci sarebbe da parte dell’uomo la ricerca della ballerina più brava e tantomeno la contesa in tempi in cui di donne ve ne erano ben poche.
Differenze tra il tango e le altre danze.
Il tango è una danza di coppia chiusa a figure. Anche in questo caso il tango rappresenta una sintesi fra i balli di coppia, simili al valzer e alle danze a figure, ballate in gruppo, quali le contraddanze per esempio. Il tango unisce in sé candombe, habanera e milonga dalla quale prendono il nome le sale dove si balla il tango, le milongas, ognuna di essere apporta il proprio ritmo e le proprie differenze dai balli standard. La posizione di partenza e il fatto che sia l’uomo a guidare, sono forse le uniche analogie che possiamo individuare tre il tango le altre danze di coppia unita; infatti già il primo passo di ballo scopre la prima grande differenza a livello posturale: i ballerini formano tra loro una sorta di triangolo con i loro corpi, ovvero le gambe sono libere di muoversi mentre a livello del petto, al contrario dei balli standard, i ballerini sono uniti in un equilibrio quasi precario; il peso spostato sugli avampiedi, “causando” il tipico passo scivolato.
Un’altra differenza fondamentale riguarda la coreografia del tango che risulta più complessa rispetto a quella simmetrico-parallela presente nel valzer. Il valzer, al contrario del tango, si sviluppa con una sequenza continua a di giri sempre uguali; nel tango questo non può e non deve accadere, perché molto della sua bellezza sta nell’incredibile e infinita varietà di passi, e anche nell’alternarsi di vere proprie cause di sospensione, cortes, equilibri continui quebrada.
Il tango è un ballo piuttosto complicato, non che gli altri balli siano semplici, ma di sicuro si riesce più velocemente ad imparare un solo passo piuttosto che una sequenza di passi sempre nuovi e imprevedibili come quelli del tango, in cui non esiste un “passo base” e dove molto, se non tutto, si gioca sull’imprevedibilità, sull’invenzione del momento. L’uomo crea nella sua mente una sequenza in base alla musica e la sviluppa man mano, adeguandosi alle risposte della donna, creando ogni volta un tango differente, irripetibile. Una delle differenze più evidenti è quella che nel tango i ballerini possono invadere lo spazio del partner; l’abbraccio già presuppone una vicinanza massima fra i due, ma anche a livello delle gambe, non c’è una regola che li obbliga a non sfiorarsi, anzi ci sono dei passi che favoriscono questo intreccio di gambe molto coreografico. Infine anche il comportamento dei ballerini nella sala è diverso: si perde il convenzionale movimento antiorario ed è la donna a partire con il piede destro invece dell’uomo.