L’improvvisazione


L’improvvisazione nel tango

L’improvvisazione è parte integrante e fondamentale di questo ballo.
È abbastanza semplice ad un occhio allenato riconoscere i ballerini principianti da quelli avanzati, difatti, mentre i primi si concentrano sui passi, sulle sequenze anche complicate imparate provandole giorno e notte trascurando sia la dama che la musica su cui balla, i secondi creano sulla musica. Spesso si fermano come in una pausa di riflessione, altre volte danno spazio alla creazione della dama, in un gioco di coppia in cui regnano creatività armonia.
Seguire la musica e lasciarsi trasportare, ma per far questo è essenziale possedere la tecnica. Non è detto che utilizzare più passi renda migliore il nostro tango. La tecnica è legata al modo di interagire con il partner, di farsi capire senza parlare, di usare l’intesa per giocare con l’improvvisazione.
L’improvvisazione è usata, nel tango come in molte altre forme d’arte, per movimentare per sperimentare per stupire. La partenza convenzionale del valzer lascia spazio all’invenzione continua: questo è il tango. Un gioco splendido tra i ballerini nel quale entrambi vivono in uno stato perenne di allerta, nell’attesa di indovinare come si svilupperà il ballo li rende leggeri, liberi pronti ad ogni possibilità.
Lo spettatore vive l’attesa allo stesso modo della dama che non sa cosa farà l’uomo e attende trepidante un segnale. Il tango è improvvisazione ma è anche ascolto.

L’ascolto: comunicare senza parole
Il tango è un linguaggio con cui esprimersi. Nel tango si comunica con il corpo , non con le parole. Se è vero che comunicare significa “condivid ere o trasmettere pensieri, sentimenti e simili, a livello profondo e in modo sincero (N. Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana), allora il tango è veramente un modo straordinario di comunicare. Il suo è un tipo di comunicazione corporeo e diretto, che lo rende molto più sincero e attendibile rispetto alle parole. Per chi balla valzer o polka la musica è un supporto ritmico, la melodia un accompagnamento e i ballerini eseguono sempre gli stessi movimenti.
Nel Tango le melodie sono così ricche di differenti coloriture musicali, gli stili interpretativi e gli impasti strumentali così diversi, la poetica dei testi così mutevole, che passare da un brano all’altro (o anche da un esecutore all’altro dello stesso brano) significa entrare in una condizione emozionale nuova, ispirando un portamento e uno stile che non è mai lo stesso. Nelle scuole di tango di Buenos Aires spesso il maestro assegna a ciascun allievo una condizione interiore: allegro, innamorato, indifferente, annoiato, arrabbiato…, quindi fa ballare tutti, poi invita ciascuno a indovinare lo stato d’animo del partner con cui ha appena ballato. Se si è percepita l’emozione dell’altro significa che, al di là della correttezza tecnica dei passi, si è appreso quell’affascinante linguaggio che è il tango, definito dei vecchi maestri “el idioma del brazo” (il linguaggio dell’abbraccio). Lo scambio parte proprio dall’abbraccio, gesto così semplice eppure è così difficile per noi europei che abbiamo perso quasi del tutto la latinità. L’abbraccio si protrae per tutta la durata del ballo attraverso il tatto, con la maracas l’uomo tocca la schiena della donna per indicare la direzione, e in maniera più sottile attraverso piccoli gesti, insignificanti per noi profani del Tango. È un po’ come fra due innamorati, l’intesa data dall’amore fa sì che i due senza parlare riescano a comunicare sentimenti molto profondi. La magia del ballo prende il posto dell’amore e i due ballerini sia che stiano ballando per la prima volta o che ballino insieme da anni, che non si conoscano per niente o che si amino alla follia comunicano amore per il ballo e la gioia di vivere. Durante il ballo difficilmente si scioglie un abbraccio; abbracciati è più facile sentire l’altro, anche nei movimenti quasi impercettibili dell’uomo. È possibile che ci sia proprio bisogno dell’abbraccio della vicinanza, all’origine della riscoperta e del successo del Tango. Questo dovrebbe far riflettere su quanto stiamo sottovalutando l’importanza del contatto, che fa così paura, ma che è segno di umanità e come tale non possiamo permettere che si perda.

Il momento tango
Imprevedibile, modulabile, interpretabile, il tango si inventa ogni volta con un gioco di combinazioni.
Sono fondamentali nel Tango l’alternanza di cortes e quebradas; lo sguardo paragonato quello dello stato di trance; la postura composta da busto eretto, poggio dell’avampiede, passo scivolato e la concentrazione sull’esecuzione con l’uomo che guida sceglie e crea. Ciò che caratterizza il momento del Tango è l’esigenza dei ballerini di cambiare spesso partner perché ogni persona con cui si balla può insegnare qualcosa. Una combinazione di ballerini può dar luogo ad un’alchimia particolare sfociando in un’esperienza unica. Cambiando partner occorre adeguarsi alle esigenze dell’altro, capire quali sono i suoi limiti e le sue virtù. Per l’uomo è riuscire a percepire la differente distribuzione del peso del corpo della donna rispetto alla ballerina abituale. Per la donna è riuscire a raccogliere piccoli segnali, sempre diversi che le dà l’uomo.
I gruppi di tango, il tempo, l’esperienza, le ore passate a ballare in pista, i differenti luoghi di Tango visitati, le persone con le quali si balla i diversi insegnanti con i quali si apprende a ballare, vanno via via arricchendo la propria conoscenza. Con questa progressiva conoscenza del mondo del tango, si comincia ad apprezzare differenze e variazioni che prima non si notavano; si comincia riconoscere la diversità negli stili. Oggi c’è una grande discussione sugli stili del Tango anche se il tema non è di vitale importanza per chi è appena agli inizi. Non si deve fare confusione fra gli stili del Tango, intesi come quei modi di ballare il tango che si sono man mano stabilizzati, con lo stile personale che ognuno acquisisce nel ballo.
I maestri indicano un cammino, ma esistono tante variabili che influenzano il proprio modo di ballare: personalità abilità, un senso musicale, attitudini, caratteristiche fisiche, sensibilità, gusti, affinità, cultura estetica. È difficile raggiungere un proprio stile personale senza essere passati attraverso un’esperienza ricca di pratica, di apprendimento di frequentazione di milonghe. Una cosa è imitare lo stile di un maestro, altra cosa è acquisire un proprio stile personale che si costruisce con il tempo e con l’esperienza.
Quando si discute di stili o modi codificati di ballare il tango (milonguero, fantasia, da salon) si tende a considerarli come qualcosa di statico, come se da quando si inventò il Tango, fossero già stati chiaramente definiti. Gli stili si mescolano, si modificano, crescono, si consolidano e allora quello che crediamo essere uno stile autentico dalle origini, in realtà non è che una trasformazione nel tempo e nelle persone.
Così come ogni ballerino, con gli anni, costruisce il suo modo di ballare allo stesso modo gli stili, frutto di laboriose costruzioni di arte popolare collettiva, si sono modificati nel tempo.
In un’epoca in cui prevale il Tango da spettacolo, i grandi maestri possono venire da lì; poi quando cominciano a fiorire le milonghe alcuni maestri nascono in questi spazi.
In generale gli stili nascono dalle modificazioni originate dai valori culturali e dalle condizioni sociali degli ambienti dove si balla.

Tango-milonga o tango fantasia?

Il Tango-milonga e quello fantasia sono i due tipi di tango in cui si divide il Tango rioplatense. Il Tango-milonga o “de salon” è quello meno conosciuto in Italia e in generale all’estero ma più ballato nella realtà platense, dai vecchi milongueros è più semplice, non usa figure esagerate da spettacolo come il Tango fantasia. Il Tango fantasia è nato per il palcoscenico per l’esibizione e per questo motivo è più conosciuto all’estero dove si vede più spesso negli spettacoli. Per ballare il Tango fantasia è quasi impossibile usare l’improvvisazione, le figure complesse richiedono preparazione fisica e spazio, proprio per questo nelle milongas le sale da ballo dove si balla esclusivamente il Tango non si riesce a ballare. Nelle milongas è meglio dedicarsi al Tango dove conta più un abbraccio che le figure complesse e dove si balla per se stessi non per il pubblico.
Il ballerino milonguero balla il Tango perché per lui è un’esigenza, un bisogno oltre che un piacere. Guidato dalla passione cerca di volta in volta di migliorarsi con la convinzione che ogni volta potrebbe essere la più bella di tutta la vita, ma non dal punto di vista coreografico, ma dal punto di vista dell’emozione che si può vivere. La milonga è un luogo molto particolare nel quale c’è un codice di comportamento da rispettare. Vige la regola che sia l’uomo ad invitare la donna, ma non con parole, ma con un gioco di sguardi e cenni. In pista occorre muoversi in senso antiorario e rispettare gli intervalli delle tandas, cambiando partner.
La milonga è un luogo magico dove ogni ballerino riesce a vivere la propria intimità e il proprio Tango anche in mezzo a tante persone è l’opposto del palcoscenico luccicante dove il tango diventa del pubblico e il piacere dei ballerini viene dopo il dovere. La particolare situazione socio-economica che sta vivendo l’Argentina ha fatto sì che molte milongas siano state chiuse, ciò ha permesso il ritorno dei ballerini nelle strade, sia perché non ci sono milongas, sia perché non ci sono soldi. Ma il ritorno dei ballerini nelle piazze è molto probabilmente anche un modo degli argentini per cercare di incentivare il turismo con l’arma più genuina e originale: la tradizione del loro paese, l’espressione della loro cultura.

I ballerini

Ballare il Tango presuppone un apprendimento, un codice.
Occorre imparare a tenere i piedi ben appoggiati al suolo, soprattutto a livello degli avampiedi; tenere il torso ben dritto con le spalle aperte(soprattutto le donne); la posizione di tutto il corpo deve essere leggermente inclinata in avanti ma senza sbilanciarsi, quindi in perenne tensione muscolare; le guance destre nel tango milonguero sono a contatto.
Fondamentale è il ruolo dell’uomo, egli deve ascoltare la musica, sentire segnali della donna, controllare lo spazio disponibile agli spostamenti ed in base ad esso creare la sequenza sempre in accordo con la musica.
La donna deve interpretare il pensiero dell’uomo per cercare di seguirlo nella maniera giusta, in più deve capire quando l’uomo le concede lo spazio per creare e sfruttarlo. Per questo motivo spesso nelle praticas, scuole di ballo, lo scopo principale è migliorare la propria tecnica, il proprio stile e apprendere durante l’esecuzione. Le donne vengono fatte ballare con le donne gli uomini con gli uomini. La donna nel ruolo dell’uomo capisce e fa suoi i segnali della maracas, per poi seguirli con più facilità. L’uomo impara a seguire e quindi a capire l’attesa della donna e le sue difficoltà.
Tra le qualità fondamentali di un ballerino di Tango ci devono essere eleganza, classe, portamento perché il Tango è eleganza e sicuramente voglia di vivere e gioia.
A livello storico sono molti i nomi dei ballerini famosi che hanno fatto la storia ed esportato in tutto il mondo il Tango; uomini e donne tra i quali: Tito Lusiardo con Beba Bidart e la copia Juan Carlos Copes e Maria Nives che nel 1951 al club Atlanta fondarono una sorta di scuola dove si ballava e si insegnava anche il Tango. Copes si esibisce ancora con la figlia ventunenne Johana, con la quale ha fondato la compagnia di ballerini e musicisti: “Copes Tango Copes”.
I ballerini di oggi stimati apprezzati nel mondo sono molti.