Musica Turca Ottomana
La musica turca ottomana è un ponte che percorre il passato fino ad arrivare al presente dei giorni nostri.
La musica turca ottomana è un insieme di suoni diversificati, in cui è possibile individuare snodi, caratterizzazioni specifiche e particolarità.
L’opera musicale e musicologica di Kudsi Erguner ha trovato varchi sorprendenti nelle collaborazioni con artisti stranieri, come Peter Brook, Bob Wilson, Carolyn Caerson e tanti altri.
I “viaggi” monografici, che il musicista turco ha scelto di pubblicare con la casa editrice Nota, etichetta diretta da Walter Colle nella collana INTERSEZIONI MUSICALI, promossa dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati.
Il primo titolo è I MAFIRÎM e le opere degli ebrei sefarditi nella musica classica ottomana, risultato diretto della quarta edizione del seminario annuale Bîrun di alta formazione in musica classica ottomana dell’aprile 2015. Duecento anni circa è il periodo “fotografico” per quanto riguarda gli apporti degli ebrei sefarditi, gli scampati alla furia del 1492 dei re della penisola Iberica.
Gli ebrei sefarditi furono collaboranti musicisti, portando però del loro ad esempio un pizzico di spagnolismo inserito nella musica classica ottomana.
“La musica turca ottomana” incontrando varie culture nel corso dei tempi ha potuto valersi di una vasta e varia musicologia, dando inizio a due grandi aperture, la prima legata a usi e costumi di popoli multietnici, la seconda strutturata da una propria identità musicalmente incisiva e ben identificata; portando la Musica Ottomana, ricca di suoni esotici e temi musicali metaforici, alla Musica Classica Turca.
Aysun Estefany News:
La Turchia Classica
La Turchia è ricca di repertori musicali, come la musica folklorica dell’Anatolia, e la musica classica nazionale, ed è rappresentata dai più importanti compositori che hanno dato vita ad una nuova ed interessante letteratura pianistica che pur essendo un’evoluzione moderna ha mantenuto l’autenticità tonale e ritmica ispirata alle danze turche, alle antiche frasi melodiche orientali legate a significati mitologici, mistici e pianisticamente trascendentali, talvolta trasformandosi in canti spirituali in connessione alla forma ed alla posizione lunare.
È una letteratura pianistica difficilissima da eseguire e interpretare, per questo motivo è raramente eseguita da pianisti solisti, Aysun Estefany grazie non solo all’esperienza dei suoi studi turcologici ma soprattutto al grande amore che ha sempre portato per questa terra è sempre più vicina alla Turchia e alla musica turca.
Introduzione ai programmi
Prima Parte dedicata a Ahmed Adnan Saygun e ad Hasan Ferid Alnar.
AHMED ADNAN SAYGUN. Compositore ed etnomusicologo, iniziò i suoi studi nella sua città natale Ismir, li continuò a Parigi, poi si stabilì ad Ankara.
E’ autore di saggi sulla musica popolare turca, opere teatrali, sinfonie, pezzi per coro, composizioni per pianoforte ed un concerto per pianoforte e orchestra.
HASAN FERID ALNAR. E’ molto conosciuto per le sue composizioni strumentali e per quelle per pianoforte; da ricordare la suite turca composta da 8 pezzi ognuno dei quali molto diversi sia sotto l’aspetto tecnico che melodico.
Fogli D’Album di Ferit Hilmi Atrek ed altri compositori turchi.
È un volume di 100 pagine nel quale canto turco e frasi musicali pianistiche vivono in simbiosi; sono da ricordare “Les beaux jours d’antan”, “Chanson d’amour” dove si intreccia un percorso musicale tra romanticismo ed impressionismo.
La pianista ha interpretato l’opera completa di tutte le 100 pagine con un grande senso di devozione e amore per la Turchia e per la musica Turca. Non si può dimenticare l’album “Ghazi Ozman Pacha” opera di 177 pagine con l’antica scrittura ottomana perfezionata sia a livello musicologico che pianistico da Aysun Estefany.
Questa musica secolare è la prova della varietà e dell’avanguardia dello stile musicale classico anatolico, da queste opere nascono i primi passi di una “grande musica”. La pianista Aysun Estefany ha portato nel mondo questa musica con professionalità e orgoglio.
Intervista
ad Aysun Estefany
◊ In questo suo impegno musicale, ha avuto momenti di perplessità?
No, perché credo in ciò che amo e in quello che sento.
◊ La musica anatolica in generale per gli occidentali a volte risulta complessa, non ha mai avuto timore di questo aspetto?
No, semplicemente per il fatto che riesco sempre a trasmettere la mia musica al pubblico.
◊ Perché si sente così legata alla Turchia?
Perché è una parte di me e della mia vita.
◊ Come descriverebbe in poche parole la Turchia?
Una terra nostalgica che passa dal mistero al misticismo. Unica, unica al mondo.
◊ Durante i concerti non ha mai pensato di lasciare Istanbul?
Mai.
◊ Perché?
Perché anche se nel dolore ci sono stati i momenti più veri della mia vita, fin dalla più tenera infanzia in Hatay, città della mia nonna paterna, alla Istanbul di tanti anni fa e di oggi tutt’ora.
◊ Lei è interprete di musica andalusa, molto citata come eccellente esecutrice di Manuel De Falla, e spesso dall’Andalusia si reca nel Marocco Spagnolo, quali delle sue due terre di origine ama di più?
Molti anni fa il Marocco Spagnolo, ma adesso la Turchia.
◊ Che cosa l’ha spinta ad amare di più la Turchia?
Un forte bisogno di spiritualità, tranquillità interiore, pace in me stessa, cercando di chiudere le ferite aperte del mio passato.
◊ Molti pianisti turchi classici si sono dedicati esclusivamente alla musica occidentale, alcuni abbandonando la Turchia, che cosa ne pensa di questo?
Generalmente è una scelta personale, talvolta influenzata dalla mentalità pianistica occidentale che ritiene impossibile far carriera nel territorio anatolico; al contrario la Turchia è ricca di Festival, eventi musicali che danno spazio agli artisti di tutto il mondo.