Musicisti e cantanti
Non si può parlare di musica senza accennare a quelli che sono stati personaggi più significativi del tango-canzone.
Musicisti, cantanti, orchestrali, persone che hanno fatto del tango una filosofia di vita, e ne hanno fatto la storia.
Il mito del tango platese: Carlos Gardel
Inizia la sua carriera vera e propria nel 1917 quando incide per la prima volta un tango, Mi noche triste.
Una delle fortune di questo artista è legata alla sua voce, esaltata dalle tecniche di riproduzione del tempo; simpatia innata e un corpo costruito per essere amato, le donne lo amano, lo venerano, come gli uomini lo invidiano e l’ammirano.
Nel 1925 inizia a comporre. Nel 1930 è già una stella della canzone e anche del cinema per il quale gira con le sue canzoni dieci cortometraggi e nove film negli studi della Paramount. Importante è stato per la sua ascesa artistica Alfredo Le Pera, suo stretto collaboratore, questi lo aiuterà a creare canzoni più internazionali abbandonando l’uso del lunfardo (gergo ricco di vocaboli italiani che si parla nelle città del Rio de la Plata).
Le Pera sarà paroliere e sceneggiatore di molti suoi film e morirà con lui in un incidente aereo nel 1935.
La sua voce così bella e particolare rimarrà impressa nel cuore dei suoi estimatori, assieme alla sua figura scomparsa così tragicamente. A testimonianza del fatto che Gardella è stato e sempre sarà un mito per il popolo argentino, nel cimitero in cui è sepolto il monumento che lo rappresenta realizzato in bronzo, a grandezza naturale, ha tutti i giorni un garofano rosso fresco in una mano è una sigaretta accesa nell’altra; non si sa chi compie questo rituale certo è che el zorzal criollo è morto quasi settant’anni fa e non sono rimasti molti gli estimatori della sua epoca.
Alberto Castillo (1914 -2002)
Soprannominato El cantor de los 100 barrios portenos, si laureò in ginecologia solo per far contento il padre, una volta laureato cominciò a cantare.
Simpatico, anche se forse un po’ legato alla politica Castillo ebbe il merito di rispolverare negli anni 50 il candombe, ritmo legato alle origini del tango, e quello di vivere il tango come genuino prodotto nazionale degno di essere esportato.
Tra gli strumentisti, un riguardo particolare meritano:
Osvaldo Pugliese (1905 -1995)
Era un virtuoso del piano, inizia prestissimo ad esibirsi e cerca di formare la sua orchestra ideale.
La sua bravura e particolarità sta nel cercare nuove possibilità espressive, senza tralasciare il tango originale.
Nei suoi settant’anni di carriera riesce a portare una ventata d’aria nuova alla musica tango.
Aníbal Troilo (1914-1975)
Inizia giovanissimo a suonare il bandóneon e ad esibirsi.
Nella sua lunga carriera riuscì a circondarsi di musicisti eccezionali ma anche di ottimi cantanti. Riuscì bene a sposare il tango-cançion con il ballo, cosa fino ad allora poco frequente, operò una rivoluzione musicale.
Troilo fu un ottimo bandoneonista, tra i suoi soprannomi c’è “El Rey del bandóneon”, fu uno scopritore di talenti e colui che seppe coniugare il tango cantato con il ballo.
Astor Piazzolla (1921-1994).
Conosciutissimo anche da chi di tango non se ne intende molto, l’eclettico Astor Piazzolla aveva un carattere molto particolare, era polemico e provocatore un po’ come tutti i geni e contrariamente a uno dei suoi predecessori, Troilo, cercò in tutti modi di sciogliere la dipendenza della musica tango dal ballo.
La sua musica è rivoluzionaria, si distacca un po’ dalle novità apportate fino ad allora per tornare alla tradizione classica e tentare un riuscitissimo connubio con il jazz.
Per queste ragioni viene criticato, osteggiato, ma allo stesso tempo e per le stesse ragioni viene da altri osannato. Piazzolla contribuisce alla riscoperta, nel mondo, del tango anche quello ballato, che lui proprio non amava.
Colonne sonore di film e di pubblicità accompagnano due ballerini sulle note della sua immortale Libertango, balletti e opere teatrali sfruttano la dolce tristezza della voce del suo bandoneon.
Le donne nel tango. Un posto particolare lo meritano le donne del tango.
Eloisa d’Herbil
Fu una precorritrice, nata nel 1842, morta 101 anni. Colta e aristocratica, Eloisa nel 1872 si esibisce al teatro Colon con una habanera Vente a Buenos Ayres e compone diversi tanghi criollos (Che, no calotiés, Y a mi qué, Que si que No). Nel 1889 scrivere La Multa che anni dopo sarà ripresa da Villoldo.
Tra le prime cantanti di tango ricordiamo:
Pepita Avellaneda (vero nome Josepha Calatti).
Nel 1900 fa la sua comparsa nei teatri nei cabaret con la chitarra i vestiti da uomo. Dopo essere diventata una stella scompare inspiegabilmente dalle scene; muore in povertà a 67 anni.
Flora Rodríguez de Gobbi (1885-1952)
Importantissima per la diffusione del tango in Europa, moglie di Alfredo Gobbi con il quale partì nel 1903 insieme a Villongo per una tournée in Europa, dove canta e registra i primi tanghi a Parigi.
Francisca Bernardo (1900-1925)
Poche sono state le strumentiste del tango, ma di sicuro va citata, La Paquita Francisca Bernardo la più grande bandoneonista donna di tutti i tempi. Proverbiale il trio che forma con un giovanissimo Pugliese al pianoforte e Vardaro come violinista.
Voci rimaste celebri:
Tita Merello (1904-2004)
primattrice, protagonista in Filomena maturano di De Filippo, quindi cantante di tanghi di cui alcuni scritti per lei.
Mercedes Simone (1904-1990)
la migliore cantante della prima epoca, che per la voce, la spigliatezza dell’avvenenza, diventerà un vero pilastro del cinema argentino degli anni trenta.
Libertad Lamarque (1908-2000)
figlia di un anarchico, protagonista di una sessantina di film e voce inconfondibile.
Parolieri e poeti.
Dal 1917 a oggi le parole del tango hanno sviluppato molteplici temi e si sono fatte spazio nella letteratura e nelle antologie.
Di particolare importanza il padre del tango:
Angel Gregorio Villoldo (1868-1919)
Ha scritto canti pittoreschi e satirici che offrono un’autentica testimonianza dell’epoca e sono stati primi ad essere conosciuti in Europa: tra questi La Morocha e El Choclo.
Altro paroliere conosciutissimo:
Enrique Santos Discépolo (1901-1951)
È sua la celebre frase: Il tango è un pensiero triste che si balla.
Nessuno è riuscito meglio di lui ad esprimere il malessere del cosiddetto decennio infame(1930-1940). I suoi testi sono polemici pieni di pessimismo, ma sono anche conosciuti a memoria da ogni argentino dell’epoca; tra i suoi componimenti basti ricordare: Cambalanche, Uno, Yira yira e la già citata Cafetìn de Buenos Aires.
Indimenticabile il binomio artistico formato da Carlos Gardel e Alfredo De Le Pera, durato solo tre anni ma fecondo (circa 28 sono i brani scritti). Impossibile sapere se sia stata la musica di Gardel a stimolare la fantasia di Le Pera o Viceversa; i temi sono legati al tempo che scorre inevitabile e in generale alla condizione dell’uomo destinato a errare per il mondo. Non si può non citare Mi Buenos Aires querido, Por una cabeza e Volver.
Catullo Castillo (1904-1976)
poeta paroliere e musicista; suoi Maria, Tinta roja e A Homero.
Homero Manzi (1907-1951)
compositore di opere di rara bellezza: Malena, Sur e Barrio de Tango.
Infine il più recente Horacio Ferrer (1933), fondatore dell’Academia nazional del tango, che formò con piazzola un fecondo binomio negli anni sessanta: Balada para un loco e Balada para mi muerte restarono per mesi all’apice delle classifiche di vendita.